ronaldo

 MADRID – 93 milioni di euro per un calciatore. E il mondo del calcio si interroga.
Perché la cifra è talmente incredibile che non è possibile catalogare il trasferimento di Cristiano Ronaldo al Real Madrid come un semplice affare di calciomercato. Giocatori, allenatori, dirigenti di squadre e dei massimi vertici calcistici. Persino uomini politici.
Tutti hanno voluto dire la loro, con una sola certezza. Dopo questo affare il calcio così com’è non sarà più lo stesso.

 

 

“Fair-play” finanziario. Il presidente dell’Uefa, Michel Platini si è sempre schierato contro il “doping finanziario” che altera gli equilibri tra le squadre nelle competizioni internazionali. Oggi, appresa la sensazionale notizia del trasferimento dell’attaccante portoghese alla corte di Florentino Perez, il numero uno dell’Uefa ha sollevato la questione del “fair-play finanziario”, ponendo la questione di una maggiore trasparenza nelle regole dell’Uefa per “bonificare le fondamenta finanziarie del calcio”. Sempre sul versante istituzionale, è intervenuto anche il ministro dello Sport britannico Gerry Sutcliffe che ha parlato di “grande affare per il Manchester Utd” ma dicendosi “preoccupato” perché “dobbiamo accertare che il sistema calcio sia ancora in grado di sostenere certe cifre senza che le società falliscano”. Sutcliffe sa quello che dice: questa settimana un’inchiesta del quotidiano The Guardian ha messo in evidenza come il calcio professionistico inglese sia indebitato per qualcosa come 300 miliardi di sterline.
“Dove prende i soldi?” Anche il mondo del calcio giocato è rimasto allibito di fronte allo strapotere economico di Florentino Perez. Il colpo-Ronaldo segue di pochi giorni un altro acquisto epocale, quello di Kakà dal Milan per 63 milioni di euro. E Perez nel suo primo mandato alla guida della Casa Blanca aveva già battuto tutti i record acquistando Zinedine Zidane dalla Juventus nell’estate del 2001 per 149 miliardi di lire, pari a 76,96 milioni di euro. Il presidente del Barcellona campione d’Europa, Joan Laporta, rivale storico delle Merengues, si è chiesto dove Perez prenda i soldi per fare acquisti del genere e ha sottolineato come, con un simile atteggiamento esista un mercato del Real e uno degli altri. E chissà se Laporta è sincero. Lo scopriremo dall’assegno che staccherà dal suo libretto per avere Zlatan Ibrahimovic, ormai dato come sicuro Blaugrana.
Italia penalizzata dal fisco? Un dato è certo. A queste cifre il calcio italiano non è più competitivo. Il Berlusconi degli anni 80, il Moratti degli anni 90 non esistono più. Adesso vendono o invitano alla parsimonia. Fabio Cannavaro, capitano della Nazionale e fresco di ritorno in patria, ha parlato di “cifre astronomiche in tempi di crisi” in linea però con la cultura del Real: “Cercano sempre i migliori – ha detto il difensore neojuventino -, e hanno grandissime disponibilità economiche”. Anche per Daniele De Rossi, centrocampista della Roma richiestissimo da tutte le più importanti società straniere, “certe cifre sono fuori dal mondo, il Real è su un altro pianeta”. Un pianeta su cui vorrebbe vivere Adriano Galliani – ad del Milan berlusconiano che ha recentemente lanciato la linea dell’austerity -, “I club spagnoli sono avvantaggiati dal fisco, per questo stanno diventando leader in Europa. Ho calcolato – ha aggiunto Galliani – che il Milan oggi, se fosse in vigore il sistema fiscale spagnolo, avrebbe a disposizione 42 milioni di euro in più e questo cambierebbe la nostra politica”. La sensazione è che più che l’austerity e il fisco, la linea del nostro calcio sia quella del “vorrei ma non posso”. Ecco perché la favola della volpe e dell’uva rimane sempre di perenne attualità.

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