ROMA – C’è una nuova generazione al lavoro. Si muove e vive nella Rete, la crea da dentro, la gestisce. E’ una generazione che sfugge alla comprensione della maggioranza, che segue proprie regole e inventa codici di accesso e di riconoscimento. Il suo linguaggio è stato tradotto per gli umani nel film di David Fincher, The Social Network, che ha raccontato la storia di Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook. Un genio, un hacker, l’uomo dell’anno, il miliardario più giovane del pianeta e, soprattutto, un visionario. Difficile contattarlo e captarne l’attenzione, per riuscirci bisogna passare da codici, algoritmi, buchi neri, cavi e fantasiose scorciatoie.
La storia di Chris Putnam ne è la dimostrazione. Digitando questo nome su Facebook, appare una foto sfocata, e un “mi piace” sottoscritto da circa 30mila persone. Putnam è un hacker nato nel 1988 che ha sfidato con un virus il grande social network. Il suo scopo non era infastidire Zuckerberg, ma farsi notare. La sua avventura ha inizio nel 2005 quando Chris, allora 19enne, studiava alla Georgia Southern University e insieme ai suoi due amici Marcel Laverdet e Kyle Stoneman, decise di creare un worm che si replicava grazie a un exploit XSS (Cross-site scripting) tramite un campo non trattato correttamente (Websites). Il worm era in grado di fare tre cose: chiedeva l’amicizia all’account di Chris, si replicava nel profilo e cambiava la grafica del profilo dell’utente replicando fedelmente quella di MySpace.
Il worm code si replicava di utente in utente in modo rapido e silenzioso, diffondendosi in modo virale attraverso gli amici che guardavano il profilo di qualcun altro. I tre hacker potevano così modificare rapidamente lo script principale per produrre una serie di effetti a sorpresa sugli account che passavano sotto il loro controllo. “Era un lavoro che faceva molto effetto e riarrangiava tutti i campi del profilo in sgradevoli caselle di MySpace e schemi colorati”, ha raccontato Putnam. Questo li rendeva però facilmente rintracciabili. Tre rintracciabili e geniali sbruffoni. In meno di 24 ore dal rilascio del worm, Putnam venne contattato da Dustin Moscovitz, uno dei co-fondatori di Facebook.
Con la diffusione del virus gli utenti contagiati avevano cominciato subito a lamentarsi. Anche numerosi dipendenti di Facebook erano stati infettati, incluso un account interno di prova chiamato The Creator. Come ha poi spiegato Putnam, il ‘creatore’ non era Zuckerberg: “Ma abbiamo immaginato che anche lui fosse stato costretto a fare il punto e avesse considerato l’operazione uno straordinario successo”. In meno di un giorno Putnam fu invitato da Moscovitz a presentarsi alla sede di Palo Alto di Facebook. Questo non prima di un lungo scambio di messaggi. “Il fatto che Moskovitz conoscesse la mia identità non fu una grande sorpresa dal momento che l’interazione del worm con il mio account era scontata. Anzi eravamo arrivati a fornire delle informazioni su come contattarci”, ha raccontato Putman. La reazione di Moskovitz fu comunque divertita. “Hey tutto questo è divertente, ma sembrerebbe che tu stia cancellando le informazioni sui contatti dai profili degli utenti quando il worm si replica nuovamente. E così non è bello”. In cambio di tanta condiscendenza, Putnam iniziò a rivelare il worm nei dettagli insieme ai punti deboli che aveva identificato nel social network. Dopo circa un mese gli fu chiesto se volesse lavorare per Facebook.
La Rete segue percorsi e colloqui di lavoro senza regole. Putnam era spaventato. In quel periodo un altro hacker era stato arrestato dopo aver fatto la stessa cosa. Un virus per MySpace, la promessa del social network all’assunzione e dopo l’invito, la prigione. “Quando arrivai alla sede, al secondo piano dovevo incontrarmi con Dustin. Ero teso ma quando la porta si aprì e trovai Moskovitz e non i poliziotti in piedi di fronte a me”. Putnam fu assunto e iniziò a lavorare per Facebook pochi giorni dopo il colloquio. Oggi lavora insieme al suo amico Marcel Laverdet insieme allo staff del Social Network più famoso del mondo.
E’ uno degli ingegneri del sito, partecipa regolarmente a forum da nerds assoluti, come Somethingawful.com, dove è abbastanza famoso. Le sue pagine preferite sono Facebbok (un profilo nel profilo), Facebook Engineering e una pagina sulle “uova di pasqua”: easter eggs che in realtà sono un regalo segreto dentro i programmi, ovvero dei codici segreti che i programmatori inseriscono all’interno dei loro programmi e che non sono menzionati nei manuali ufficiali. In genere vengono usati dai programmatori per scrivere segretamente i loro nomi. Per vedere un easter egg bisogna conoscere delle sequenze di tasti o operazioni da compiere. Presso alcune società di software l’inserimento di queste “sorprese” è permesso. Così, tra i simpaticissimi scherzi da hacker, nella lista delle emoticon di Facebook, ce n’è una dedicata proprio a Chris Putnam, è la ‘Weird face’ (e si richiama digitando :putnam:). “Sarò sempre grato a Facebook e alla sua passione per gli ingegneri stravaganti e con un passato da hacker”, ha raccontato l’ingegnere in un’intervista in Rete, abbastanza in superfice perché a noi fosse possibile riportarla sulla terra.
Fonte: http://www.repubblica.it