Una firma “bipartisan” contro le Mutilazioni genitali femminili: Mara Carfagna ed Emma Bonino hanno firmato, a Palazzo Chigi, il petalo rosa simbolo della campagna mondiale contro le Mgf promossa in Italia da Aidos e Amnesty International. Una campagna, ha sottolineato la presidente di Aidos Daniela Colombo, che ha l’obiettivo di raccogliere 8.000 firme al giorno, perché tante sono nel mondo le bambine che in media rischiano di subire mutilazioni dei genitali, circa 3 milioni all’anno.
In Europa sono 500mila le donne che hanno subito una qualche forma di mutilazione genitale, e sono 38.000 le donne straniere residenti in Italia e con regolare permesso di soggiorno (quindi il dato è sottostimato) che nel loro Paese hanno subito questa violenza. Circa mille le bambine straniere che vivono nel nostro Paese che sono a rischio di subire una qualche forma di mutilazione genitale.
Aidos e Amnesty hanno chiesto al ministro per le pari opportunità un impegno affinché le vittime di Mgf possano ottenere il diritto di asilo, la legge contro le Mgf (“la migliore al mondo”) sia rifinanziata, e affinché il suo dicastero mantenga la leadership su questa materia: “non è materia per le Regioni” hanno spiegato.
L’Italia – ha risposto Mara Carfagna – è in prima linea nella lotta alle Mgf e nella richiesta di una risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu per metterle al bando, grazie anche alla sensibilità del ministro degli esteri Franco Frattini. Speriamo di convincere i Paesi africani, finora piuttosto tiepidi”. “Questo è un momento cruciale della campagna contro le mutilazioni – ha detto la senatrice radicale Bonino – vogliamo una risoluzione entro l’anno. Cambiare si può: su 29 Paesi dove si praticano le Mgf, 19 hanno ottenuto una legge nazionale di interdizione”.
Un’iniziativa per la  Giornata internazionale Onu contro la violenza sulle donne  è partita anche dalle donne dello spettacolo italiane. Serena Autieri, attrice, cantante e presentatrice napoletana, è  tra protagoniste di un video-messaggio di denuncia contro le violenze sulle donne, in occasione della giornata internazionale dell’Onu dedicata al tema. Il filmato, che include gli appelli di Fiorella Mannoia, Caterina Balivo, Giulia Bevilacqua e Francesca Inaudi, viene presentato in occasione dell’evento “Libere di essere” pensato dall’associazione culturale Pantarei e sostenuto dall’Assessorato alle politiche sociali di Roma Capitale guidato da Sveva Belviso.
Per l’occasione i panifici del vicentino distribuiranno sacchetti con la scritta ‘Per molte donne la violenza e’ pane quotidiano, aiutaci ad aiutartì. Tutti i gestori di panetterie e di rivendite di pane hanno ricevuto l’invito ad utilizzare i sacchetti (20mila quelli distribuiti in questi giorni dal Comune di Thiene) sui quali sono indicati recapiti telefonici e mail ai quali le donne vittime di violenza possono rivolgersi.
L’iniziativa è degli Sportelli Donna di Schio e Malo e del Comune di Thiene, che fanno parte del ‘Coordinamento contro la violenza domestica e il maltrattamento’: hanno deciso di unire le forze per lanciare un messaggio forte, ricordando anche la rete di assistenza e informazione presente sul territorio.
La data del 25 novembre, scelta dall’Assemblea Generale dell’ONU per sensibilizzare la popolazione al problema della violenza sulle donne, ricorda il brutale assassinio avvenuto nel 1960 delle tre sorelle Mirabal sotto il regime di Rafael Leónidas Trujillo, dittatore della Repubblica Dominicana.
Scatta oggi in Francia l’iniziativa “tutte in gonna” per la Giornata di lotta contro le violenze sulle donne, mentre alcune associazioni femministe lanciano una compagna shock contro lo stupro. In Francia, dove lo stupro è un crimine dal 1980, vengono violentate ogni anno 75.000 donne tra i 18 e i 75 anni ma, secondo l’Osservatorio nazionale della delinquenza, solo una piccola parte delle violenze viene denunciata.
Nel 2009, per esempio, le denunce sono state “solo” 9.824. In uno degli spot della campagna lanciata dal movimento Osez le Feminisme, intitolata “La vergogna cambia di campo”, si vede per esempio una giovane che sta per prendere l’ascensore con il portinaio che, si intuisce, vuole abusare di lei.
Lo scopo è far capire agli uomini quanto una ragazza può sentirsi vulnerabile nei loro confronti”, ha spiegato Caroline de Haas, presidente dell’associazione. Il movimento ha anche lanciato una petizione online contro lo stupro, che ha già il sostegno di note personalità, vittime o meno di violenza.
Per denunciare le violenze contro le donne, le francesi indosseranno la gonna domani su invito, lanciato su Facebook, dal movimento Ni putes ni soumises. A sbuffo, a pieghe, mini o lunga, ogni gonna va bene pur di appoggiare “quante di noi subiscono il solo fatto di essere nate donne”, si legge in un comunicato del noto movimento presieduto da Sihem Habchi. E’ il diritto alla femminilità che Ni putes ni soumises vuole promuovere, ricordando che la Francia è teatro di intolleranze proprio come certi Paesi di Africa o Asia. Fatti di cronaca recente lo testimoniano.
E’ il caso di Marine, 15 anni, picchiata lo scorso ottobre ad Avignone, nel sud, perché aveva osato reagire ai giudizi maschilisti sul suo abito, giudicato “troppo” sexy. A Gap, nell’aprile del 2010, il direttore di una scuola media aveva persino deciso di vietare la gonna in classe pur di evitare problemi.
A denunciare la situazione che vivono molto ragazzine nelle banlieue delle grandi città, era stato un film del 2009 “La journee de la jupe” (la giornata della gonna) in cui Isabelle Adjani vestiva i panni di un’insegnante di periferia che prende in ostaggio i suoi studenti maschilisti e chiede in cambio l’instaurazione di una giornata nazionale della gonna.