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Categoria: Notizie Pagina 12 di 28

Firefox 4 beta pronto, ora si pensa alla 5

Mozilla ha annunciato ufficialmente la release della beta di Firefox 4, già disponibile in download gratuito. Nelle ultime ore però si sono diffuse delle indiscrezioni che rivelano come lo sviluppatore nordeuropeo sia già al lavoro sulla versione 5.0 di Firefox.
Questa mossa potrebbe essere letta come una accelerazione nello sviluppo con il preciso scopo di rimanere al passo con Google Chrome, browser che, presentato nel 2008, ha già raggiunto la versione 10.
Quindi se l’indiscrezione troverà conferma, a pochi mesi dalla release definitiva di Firefox 4.0, presumibilmente intorno a febbraio, potrebbe essere disponibile anche la versione 5.0 di Firefox.
La versione 4.0 di Firefox ha implicato una riscrittura totale del codice, in modo da renderlo compatibile con il nuovo standard HTML 5 e migliorato per le prestazioni Javascript.
Inoltre anche l’interfaccia utente ha subito un sostanziale restyling rendendola di fatto molto simile al competitor Google Chrome. Al momento gli sviluppatori di Mozilla sono impegnati nel cercare di eliminare i bug più evidenti dal browser, non tralasciando naturalmente anche quelli considerati minori, anche se per questi ultimi saranno rilasciati aggiornamenti futuri.

Fonte: www.bitcity.it

L’università sul tablet 300 milioni di lezioni

Con il Podcast web e cellulari sostituiscono il professore. E’ un soccorso per gli studenti che non frequentano e una risorsa per i più distratti

LA LEZIONE del prof si scarica sull’iPod o su un tablet e la si ascolta ovunque, fuori dalle pareti di un’aula. Il podcast cresce e crescono le università che offrono gratis, audio e video di conferenze e lezioni in rete. Il più grande “campus” accademico del mondo si trova su iTunes U: 300 milioni di lezioni in download, in 4 anni, dalla piattaforma di Apple che distribuisce corsi e immagini.

Lì sono appena sbarcate la Bocconi di Milano e l’università di Pisa. Allo stesso indirizzo, in quel crocevia di saperi senza pedaggio, si erano già insediate nei mesi passati altri quattro atenei italiani. Chiunque può ascoltare la registrazione del docente in cattedra che spiega, mostra slide, diagrammi, video dalle università dei cinque continenti. È una specie di facoltà globale: si può scegliere cosa trasferire sul computer, sul cellulare o sugli altri supporti elettronici. Si trova di tutto. Dalle lezioni di macroeconomia, ai segreti delle particelle elementari, dall’etica di Einstein a Mark Twain, dai misteri dell’ultima supernova alle tecniche di chirurgia toracica. Da Berkeley, da Yale, da Oxford, dal MIT, da Stanford, da Insead, da Coimbra, da molte altre.

Le lezioni in podcast sono un soccorso per gli studenti che non frequentano, una risorsa per i distratti che non hanno preso bene gli appunti, un’opportunità per chi vuole approfondire o semplicemente conoscere. Su iTunes U ci sono i contenuti forniti da 800 università, 350mila lezioni che docenti, famosi o sconosciuti,

tengono nei propri atenei e di cui non resterebbe traccia se non fra gli allievi che li ascoltano in diretta al chiuso di quelle stanze. Col podcast invece l’orizzonte diventa globale.

Molte accademie hanno elaborato proprie piattaforme di podcasting e di web learning, alcune riservate agli iscritti, altre ad accesso libero. Qualcuno ha messo filmati di lezioni sui canali di Youtube (per esempio la Bocconi di Milano o l’università di Reggio Emilia). Ma al momento il crocevia più affollato resta quello di Apple con contenuti che arrivano da 80 Paesi.

Se le università americane sono state le prime a sperimentare questa strada, da qualche anno sono arrivate anche le italiane. In avanscoperta è andata la Federico II di Napoli con un suo portale, “Federica”, che raccoglie migliaia di lezioni. Ha debuttato su iTunes U nella scorsa primavera con corsi di medicina, chimica, biologia, ma sull’Apple store fra le lezioni più scaricate offerte dall’ateneo napoletano ci sono quelle sulla Divina Commedia tenute dal professor Raffaele Doglio, dantista e docente di letteratura italiana.

Anche in mezzo a tutta questa tecnologia si torna lì, tra l’Inferno e il Paradiso, in 15 lezioni. “Ho ricevuto mail da un viticoltore californiano e da un sacerdote del Mozambico che avevano seguito il mio corso di storia medioevale” racconta divertita Enrica Salvatori, docente dell’università di Pisa, altro ateneo che debutta su iTunes. Salvatori da anni sperimenta il podcasting, ha creato anche un sito (historycast. org) con lezioni divulgative sulla storia: da Federico II, al Natale nel Medioevo, ai Vangeli apocrifi.

Su iTunes si trovano anche gli atenei di Trento, Trieste, Modena e Reggio Emilia. “Noi puntiamo sulle conferenze piuttosto che sul podcast dei corsi anche se ne abbiamo già di matematica e di informatica” spiega Tommaso Minerva dell’università di Modena. Lì si viaggia a una media di circa 12mila titoli scaricati la settimana, in testa alla hit c’è la conferenza di un sociologo, Vanni Codeluppi su: “Libertà immaginaria: le illusioni del capitalismo tecno-nichilista”.

Fonte: www.repubblica.it

Il computer tra i grandi della storia

Lo chiamarono, profeticamente, ABC, senza pensare che sarebbe diventato, di lì a pochi decenni, l’alfabeto del nuovo millennio. È l’Atanasoff-Berry Computer, il primo computer al mondo, progettato e realizzato all’Università dell’Iowa tra il 1937 e il 1942 dai ricercatori americani John Vincent Atanasoff e Clifford Berry. Insieme all’Electronic Numerical Integrator and Computer (Enica), considerata dagli storici la prima macchina in grado di essere riprogrammata per risolvere problemi specifici, l’ABC il pezzo forte della prima mostra-museo organizzata negli Stati Uniti per ripercorrere la storia del computer. L’hanno aperta nel cuore californiano della Silicon Valley, a Mountain View, alle porte di San Francisco, dove già esisteva il Computer History Museum. Ma questa mostra-esibizione, non a caso denominata «Revolution: The First 2000 Years of Computing» (Rivoluzione: i primi 200 anni dell’arte del computer), vuole essere la più aggiornata, completa ed esauriente esibizione mai organizzata al mondo in tema di computer. Per allestirla sono stati spesi, infatti, 19 milioni di dollari, e tra i finanziatori vi sono nomi come quello di Bill Gates o della Hewlett&Packard. «Revolution» offre uno spaccato di quella rivoluzione di fine millennio che ha cambiato il mondo: dall’ABC, che nell’Iowa occupava un’intera stanza, all’Iphone o all’Ipad. «Sono emblematici dell’ era di transizione dentro alla quale stiamo vivendo come genere umano – ha spiegato al New York Times il presidente del museo, Leonard J. Shestek -. Dal tempo in cui non vi era alcun computer, al tempo in cui i computer sono dentro a ogni cosa che tocchiamò. Distribuita su 19 sale, la mostra è un viaggio lungo non più di mezzo secolo attraverso l’evoluzione di quell’oggetto che più di ogni altro ha cambiato il modo di vivere contemporaneo. Chi si ricorda di Commodore 64? Oggi, nell’era di Facebook e Twitter, sembra preistoria. Eppure quel computer risale appena al 1982 e fu lungo gli Anni Ottanta la macchina più popolare al mondo. La mostra resterà in modo permanente a Mountain View. «Ma come 15 anni siamo approdati nella Silicon Valley per dare vita al primo museo di computer – ha detto Shustek – non è affatto escluso che tra 15 anni apriremo questa mostra a Shanghai. Seguiamo l’innovazione, ovunque essa ci porti nel mondo».

Fonte: www.ilgiornale.it

Il rapporto con la Pa cresce online

Accessibilità online, gestione elettronica, trasmissione elettronica e conservazione sostitutiva di dati, informazioni e comunicazioni.
Il nuovo Codice dell’amministrazione digitale – in vigore dal prossimo 25 gennaio – definisce il quadro normativo destinato a rivoluzionare i rapporti tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese. Le tecnologie diventano la chiave per assicurare maggiore produttività all’apparato statale. Ai cittadini e alle imprese sono inoltre riconosciuti veri e propri diritti all’uso delle tecnologie, sia nelle comunicazioni che nella partecipazione al procedimento amministrativo.

La dematerializzazione si costruisce intorno all’oggetto della validazione elettronica, e cioè sul documento informatico e sul suo processo di formazione. Proprio per semplificarne l’adozione e favorirne l’utilizzo, accanto alla firma elettronica, a quella elettronica qualificata e a quella digitale è stata, infine, introdotta la firma elettronica avanzata, originariamente prevista dalla direttiva 1992/93/Ce. L’evoluzione tecnologica è infatti tale da permettere soluzioni in grado di assicurare strumenti di firma sempre più sicuri e attendibili. In ogni caso, l’assenza di un certificato qualificato rilasciato da una Certification Authority appare un limite, perchè non assicura quei livelli di assoluta garanzia sull’identità dei soggetti firmatari che assicurerebbe il controllo di un ente indipendente.

Documenti digitali e copie
Una delle novità di maggiore impatto per cittadini e imprese (si veda tabella nella pagina) riguarda le nuove modalità di gestione ed emissione di documenti informatici e copie. Nell’ottica della semplificazione, il principio della neutralità tecnologica determina la libertà di valutare in giudizio un documento informatico anche se non sottoscritto digitalmente. Ciò significa che cittadini e imprese non devono necessariamente utilizzare una firma elettronica per sottoscrivere ed emettere documenti. Il documento sarà comunque diversamente valutato, quanto a efficacia probatoria, a seconda che sia sottoscritto o meno. Infatti, la scrittura privata fa piena prova, sino a querela di falso (in base all’articolo 2702 del Codice civile) se le viene apposta una firma elettronica avanzata, qualificata o digitale.

Se il documento informatico contiene, invece, uno degli atti da fare obbligatoriamente per iscritto (a pena di nullità) – come prevede l’articolo 1350 del Codice – questo deve essere sottoscritto con firma elettronica qualificata o digitale. Allo stesso modo, alle copie informatiche di un documento analogico è riconosciuta l’identica efficacia probatoria dell’originale. Se, tuttavia, i file informatici contenenti copia di documenti analogici – sia scritture private che atti pubblici – sono spediti o rilasciati da depositari pubblici autorizzati o da pubblici ufficiali, per la loro efficacia probatoria è sufficiente la sottoscrizione con firma digitale o elettronica qualificata da parte di chi spedisce o rilascia il documento. La loro esibizione sostituisce, infatti, quella dell’originale. Non è, infine, più obbligatoria la firma digitale sulla copia per immagine di un documento analogico ma il semplice rispetto delle regole tecniche se la conformità all’originale non è espressamente disconosciuta. L’attestazione di conformità apposta da un notaio conferisce alla copia solamente una valenza probatoria rafforzata.

Conservazione sostitutiva
Ulteriore novità che potrebbe semplificare il ricorso ai processi di conservazione sostitutiva consiste nella previsione della figura dei conservatori accreditati, iscritti ad un apposito albo tenuto da DigitPA.
Si tratta di soggetti, pubblici e privati, di cui cittadini, imprese e Pubbliche amministrazioni possono avvalersi non solo per la conservazione dei propri documenti informatici ma anche e soprattutto per la certificazione di conformità del processo.
Un sistema di conservazione strutturato da un certificatore accreditato o da questo certificato è in grado di garantire al contribuente la rispondenza ai criteri e alle regole tecniche fissate per i documenti contabili e fiscali dal Dm 23 gennaio 2004, conferendo loro una valenza probatoria nei riguardi della stessa Agenzia delle entrate.

Fonte: www.ilsole24ore.com

Web. Google diventa family friendly

Il progetto è frutto della collaborazione con Save the Children, Telefono Azzurro e Terre des Hommes

Google annuncia di aver creato un nuovo Centro Sicurezza Online per la Famiglia, raggiungibile al link www.google.it/sicurezzafamiglia. Il centro raccoglie suggerimenti di importanti associazioni, consigli e spunti offerti da genitori (che lavorano in Google ma non solo) così come informazioni su come usare gli strumenti di sicurezza che abbiamo sviluppato per i prodotti Google.

La rivoluzione digitale, abbracciata entusiasticamente dai più giovani, mette a dura prova i genitori, che non sempre hanno consapevolezza o competenze per educare i figli a un uso responsabile dei nuovi media, Internet e social network in testa. I nuovi strumenti presentano nuove opportunità di miglioramento del sapere e di socializzazione, ma anche nuove insidie che, per mancanza di tempo o di informazioni, molti genitori non sono attrezzati a comprendere e affrontare.

Google ha deciso di creare il Centro Sicurezza Online per la Famiglia proprio partendo da questa constatazione, suffragata dai dati di una recente indagine alla quale ha fornito il proprio contributo e che ha evidenziato come – in un campione rappresentativo di oltre 500 genitori di bambini tra gli 8 e i 13 anni – appena il 18% abbia mostrato di conoscere appieno le nuove tecnologie e di essere in grado di affiancare in modo appropriato i figli in un approccio corretto e responsabile ai media digitali.

“Dopo il lancio, oltre un anno fa, del Centro di Sicurezza YouTube e la partecipazione a numerose iniziative indirizzate ai giovani, il nostro intento con il Centro per la sicurezza online della famiglia è di ampliare e rafforzare il dialogo anche con i genitori, per aiutarli a meglio comprendere la realtà digitale nella quale si muovono quotidianamente i loro figli”, ha spiegato Marco Pancini, European Policy Counsel di Google per l’Italia.

Il Centro per la sicurezza online della famiglia è suddiviso in diverse sezioni contenenti informazioni sugli strumenti di protezione offerti da Google e consigli per genitori e ragazzi forniti in collaborazione con i tre partner dell’iniziativa. Tra i temi trattati, cyberbullismo, contenuti violenti e/o a sfondo sessuale, adescamento online, privacy. Sono inoltre disponibili un decalogo di consigli generali rivolti direttamente agli insegnanti e ai giovani utenti della Rete, nonché suggerimenti sui comportamenti da tenere nel caso in cui si sia vittime di episodi di cyberbullismo.

Un’altra sezione contiene una serie di risposte alle domande più frequenti delle categorie di utenti cui il sito si indirizza. Vi sono infine link diretti per la segnalazione di episodi di abusi e usi scorretti dei prodotti online di Google e una sezione con i video-consigli forniti dai genitori che lavorano in Google ad alti genitori preoccupati della sicurezza dei loro figli su Internet. Dall’interno del Centro Sicurezza è inoltre possibile accedere direttamente alle pagine informative sull’iniziativa “Non perdere la bussola”, promossa da Google/YouTube in collaborazione con Polizia delle Comunicazioni e Ministro della Gioventù e lanciato oggi stesso. L’iniziativa, complementare alle risorse del Centro di sicurezza online, consiste in corsi di formazione sull’uso sicuro e responsabile della rete organizzati nelle scuole medie e superiori italiane, rivolti a studenti e genitori.

Google ha poi chiesto ad alcuni genitori di condividere consigli pratici da applicare nella vita di tutti i giorni. Le tattiche che usano vanno dal fissare un limite di tempo nell’uso di Internet da parte dei ragazzi, non collocare il computer nella loro camera e controllare periodicamente la cronologia delle navigazioni  e i profili sui social network. Ciascuno ha la propria idea, non esiste qualcosa come la risposta giusta o la risposta sbagliata.

Il nuovo Centro per la sicurezza online della famiglia, infine, offre informazioni su come utilizzare gli strumenti di sicurezza incorporati nei nostri progetti, quali SafeSearch e la Modalità di protezione di YouTube, che possono aiutare a controllare i contenuti che i ragazzi possono trovarsi davanti. I controlli della condivisione dei contenuti in YouTube, Picasa, Blogger e altri prodotti assicurano che video, foto e blog siano condivisi solo con le persone giuste. Inoltre, è stata creata una sezione su come gestire le funzioni di geolocalizzazione su dispositivi mobili.

Fonte: www.vita.it

La filosofia del Mobile rivoluzionerà nel 2011 il mondo dei consumi!

Il Mobile sta cambiando il settore ITC. Ecco i dati dello store più grande di Apple, quello americano, che hanno fatto registrare i record di performance finanziarie.

A Wall Street e nelle piazze affari dei maggiori mercati la guerra è tra i device Apple e quelli che usano la piattaforma Google. Facebook è ancora troppo giovane per le borse, forse, si quoterà in questo 2011.

Nonostante le continue notizie di rincorsa tra Apple e Google sulla battaglia tra gli iPhone Family e l’Esercito Android, il dato di fatto è che uno incassa direttamente dai device, dagli impressions(grazie a iAd) e dalle App dello store; l’altro, prevalentemente, dalle impressions (di AdMob) e in futuro dal suo store e dagli store lunghi (distribuiti).

Anche se molto simili, il core business è sostanzialmente differente… Apple punta a fare tutto in casa, Google a fare il più possibile fuori casa. Anche se, con le dovute differenze, sembra in parte il vecchio confronto che opponeva tempo fa Microsoft e Apple. Una guerra del secolo scorso. Nel ’900 c’era Gates contro Jobs. Guerra vinta da Jobs sul piano dell’immagine. Jobs maestro del modello design oriented che incorpora quello technology.
Steve Jobs incassa il successo di due prodotti, uno visibile e uno invisibile.
Prodotti visibili gli “iP”: ieri iPod e iPhone3, oggi iPad e iPhone4  e domani iPad 2 e/o iPhone4G (a scegliere il nome ci si sbaglia sempre, vedi i continui rumor di iPhone 5).

C’è il sorpasso di Android?
Andate in giro: non ci sono iPhone o iPad invenduti…Babbo Nate e la Befana ne hanno fatto incetta. Si possono solo prenotare.
l’iPhone è sempre lo smartphone del desiderio di grandi e piccoli, l’iPad in più ha pochissimi rivali per il momento e fa registrare per la prima volta dagli analisti una previsione di diminuzione del 3% dei PC.

La chiave che lo rende vincente – e rende Apple vincente – è il sistema (invisibile) che sta alla base dei device. Cioè le diverse alleanze costruite negli anni con i content providers, o meglio, con gli editori: ora di music, ora i libri (in Italia gli editori stanno provando ad opporsi con sistemi obsoleti già in partenza), ora di film (in altri paesi di tv, qui non i capisce perché no) e ora di Apps.

Apple ha conquistato nel tempo il nostro tempo libero: musica, giochi, libri e film sono distribuiti da iTunes.
Apps che dal mobile stanno passando/ritornano con uno store viaggio ad hoc verso i computer, dove una volta nascevano come Widget!

Se è vero che il digital marketing è sempre più importante, le imprese nel 2011 devono investire ancora di più nel mobile.

I brand possono crescere solo se conquistano il MobileLifeLive!

Chi è più MobileLifeLive, Apple o Google?

Fonte: www.networkedblogs.com

Wikipedia. Dieci anni di sapere a portata di click

ROMA. In dieci anni ha scardinato il concetto di enciclopedia, trasferendo online il sapere globale sotto forma di un immenso archivio a cui tutti possono non solo accedere, ma per la prima volta anche contribuire: è la rivoluzione Wikipedia, l’enciclopedia online “libera” e gratuita che sabato prossimo festeggerà il suo decimo compleanno. Strumento di informazione consultato da quasi 400 milioni di persone di tutto il mondo, spesso citato come fonte – e non senza episodi controversi – anche dai media e da istituzioni accademiche, Wikipedia è sinonimo di sapere per tutti a portata di click, e, nella percezione comune, è diventata anche uno dei pilastri di Internet, insieme a Google e Facebook.

Nata da un’intuizione di Jimmy Wales e Larry Sanger, Wikipedia vide la luce il 15 gennaio 2001 come progetto complementare di Nupedia, piattaforma ormai defunta che aveva scopo analogo ma la cui redazione era affidata a esperti. A distanza di pochi mesi la piattaforma cominciò a prendere piede, con il lancio di altre 13 versioni in altrettante lingue, fra cui l’italiano. Dal 2003 E gestita dalla Fondazione Wikimedia, organizzazione no profit di San Francisco che si occupa anche di altri progetti ‘wiki’, come Wikiquote e Commons,

Basata sui contenuti prodotti dagli utenti e sulla tecnologia “wiki”, termine hawaiano che vuol dire “veloce”, Wikipedia consente a chiunque sia collegato in rete di creare voci e modificare o aggiornare pagine esistenti. In dieci anni ha lanciato edizioni in quasi 280 lingue e oggi contiene 17 milioni e mezzo di articoli e più di 66 milioni e mezzo di pagine web. La versione in inglese è quella con il maggior numero di voci, oltre tre milioni e mezzo, mentre quella italiana ne conta oltre 760 mila. Con circa 60 milioni di accessi al giorno, è fra i primi maggiori dieci siti al mondo.

Se da alcuni è considerata una fonte enciclopedica la cui precisione rasenta quella dell’Enciclopedia Britannica, da altri Wikipedia è guardata con sospetto proprio per la natura “dal basso” del suo sapere collettivo. Le critiche sono arrivate anche dall’interno, con lo stesso co-fondatore Sanger che definì Wikipedia inaffidabile e ne abbandonò il progetto dopo qualche anno. La Fondazione Wikimedia ha affrontato quotidianamente polemiche sull’attendibilità delle fonti, in seguito alla pubblicazione di errori e bufale più o meno eclatanti, e nel tempo ha cercato di migliorare i meccanismi di trasparenza a verificabilità dei contributi.

Davanti alla forza dirompente di un progetto come Wikipedia sono stati tanti i tentativi di clone, ma anche i soggetti illustri che con progetti analoghi hanno dichiarato la resa: dall’enciclopedia online Encarta (accessibile con abbonamento) di Microsoft a Google Knol. Proprio il colosso di Mountain View tra l’altro un anno fa donò alla Fondazione Wikimedia due milioni di dollari.

Fonte: www.americaoggi.info

Italiani popolo di pazienti in Rete

L’Italia è tra i Paesi in cui il «dottor Web» è più consultato, ma pochi controllano l’attendibilità delle fonti. I consigli per chi cerca informazioni.

Otto italiani su dieci si affidano a Internet per cercare informazioni su salute e farmaci, mentre uno su due ricorre al Web per l’autodiagnosi. Purtroppo va aggiunto che tre connazionali su quattro non controllano l’attendibilità delle fonti, rischiando così di imbattersi in contenuti poco affidabili. È quanto emerge dai nuovi dati del “Bupa Health Pulse 2010“, la ricerca internazionale della London School of Economics sui servizi sanitari.

I pazienti italiani sono tra i più digitali in assoluto: più connessi dei cugini francesi (con il 59% si rivelano i meno propensi a ricorrere al Web), degli spagnoli (72%), degli inglesi (73%) e dei tedeschi (80%). Risultano secondi solo ai russi (con il 96% i più digitalizzati del mondo), ai cinesi (92%) e agli indiani (90%).

Le donne italiane consultano il “dottor Web” più degli uomini (83% contro 78%), ma il picco massimo di ricerche legate alla salute, indipendentemente dal sesso, si registra comunque tra i giovani dai 25 ai 34 anni (87%), la generazione evidentemente più predisposta sia per l’età sia per la confidenza con il pianeta dell’online. Quando si tratta, invece, di contattare il proprio medico con un’e-mail o un sms, i più propensi risultano gli uomini (27% contro il 21% delle donne). Da segnalare, infine, un 13% di italiani che ricorre ai social media come Facebook per postare commenti e domande o approfondire temi medici.

Entrando nel particolare, il 65% degli italiani cerca in Rete informazioni sui farmaci; il 47% naviga per effettuare un’autodiagnosi; il 42% si informa su ospedali o cliniche; il 26% cerca a colpi di mouse notizie sui medici; il 13% ricorre ai social media come Facebook per postare commenti e domande o approfondire temi medici.

È gennaio il mese in cui i consigli medici online raggiungono – con l’inizio del nuovo anno e complice una rinnovata attenzione per la salute – il loro picco massimo. Inoltre uno studio della London School of Economics ipotizza nei prossimi anni un’ulteriore crescita delle informazioni online sulla salute: ciò si spiega anche con l’incremento delle vendite di smartphone e ipad previsto entro il 2012. Lo studio spiega che le persone rischiano così di imbattersi in contenuti che non hanno una fonte certa e faticano, dunque, a conoscere ciò di cui si possono fidare.

«Se online si reperiscono delle informazioni inaffidabili – ha commentato Sneh Khemka, direttore medico di “Bupa International” – le conseguenze possono essere serie. Da una parte le persone possono sentirsi falsamente rassicurate da sintomi potenzialmente pericolosi, non cercando l’aiuto di cui hanno bisogno, dall’altra un’informazione imprecisa può portare la gente a preoccuparsi per nulla, a sottoporsi a esami e trattamenti che non apportano loro alcun beneficio. Quando si è alla ricerca di informazioni online è davvero importante assicurarsi che provengano da una fonte attendibile».

«Le nuove tecnologie – ha spiegato David McDaid, ricercatore della London School of Economics – stanno aiutando tantissime persone in tutto il mondo ad approfondire argomenti che riguardano la loro salute e a prendere decisioni con un bagaglio informativo implementato. Tuttavia la gente necessita di informazioni ottimali. Le persone devono ricercare le fonti online badando al marchio di qualità, verificando sia la sezione ’Chi siamò dei siti web, sia la data dell’ultimo aggiornamento delle informazioni stesse».

Ed ecco i consigli per chi cerca informazioni online sulla salute:
1. Migliorare la propria ricerca: quando si va a caccia informazioni online sulla salute è importante essere quanto più specifici è possibile nell’inserimento delle parole chiave.

2. Verificare la provenienza delle informazioni e scegliere scrupolosamente i siti che forniscono informazioni sulla salute.

3. Alcuni paesi hanno marchi di qualità per contraddistinguere i siti web sulla salute affidabili. Ad esempio nel Regno Unito il Dipartimento del Governo di Sanità ha sviluppato uno standard informativo a cui si conformano i siti di elevata qualità che si occupano di salute (tra cui www.bupa.co.uk).

4. Controllare la sezione “Chi siamo”: se non vi sono marchi di qualità è importante scoprire chi gestisce il sito sulla salute e perchè. I siti con una certa fama indicano se gli autori sono qualificati e se vi è un processo editoriale nella produzione dei contenuti.

5. Controllare la data: i consigli medici possono ’scaderè ed è quindi bene cercare la data di pubblicazione delle informazioni. Come regola generale le informazioni sulla salute che hanno oltre due anni devono essere considerate non più valide.

6. Consultare il proprio medico: internet può essere utile per capire qualcosa di più sulla propria salute, ma quando si è preoccupati per un problema occorre contattare il proprio camice bianco.

Fonte: www.lastampa.it

Ecco le innovazioni che dal 2000 hanno cambiato lo stile di vita degli italiani

Dal tanto temuto avvento del terzo millennio sembrano passati secoli, proprio perché in questi primi dieci anni sono innumerevoli i cambiamenti, le innovazioni, vere e proprie rivoluzioni che hanno modificato drasticamente il modo di vivere degli Italiani. E se a primeggiare è sicuramente la tecnologia (89%) che ha subito incessanti trasformazioni anno dopo anno, non mancano brand e marchi che hanno saputo modificare lo stile di vita anche in settori come l’alimentazione e la gastronomia (75%), il mondo del divertimento e del tempo libero (67%), la moda (63%) e, infine, il modo di informarsi, conoscere e apprendere (61%).

Ma quali sono i meccanismi per cui un brand è diventato capace di aver rivoluzionato un decennio? Secondo gli italiani, più che l’imporsi come status symbol (58%), è stata fondamentale la forza con cui ha mutato il proprio stile di vita (65%), rendendola più facile e comoda (56%) e fornendo alternative divertenti e mai viste prima (52%). Per il 75% degli italiani, infatti, i marchi che hanno saputo rinnovare sono garanzia di continuo cambiamento anche in futuro perché testimoniano una propensione alla novità e al “domani” (81%) che include non solo nuovi prodotti ma veri e propri stili di vita innovativi (67%).

Ma quali sono i brand più rivoluzionari? Nella speciale classifica ecco spiccare la Apple, grazie all’iPod, all’iPhone e all’iPad; la Ryanair con i suoi viaggi low-cost; il Nescafé con il food-fenomeno brunch; Facebook, il re dei social network e Wikipedia, l’enciclopedia libera online.

È quanto emerge da uno studio di “Meta Comunicazione” condotto attraverso un monitoraggio di 500 siti internet e blog italiani e dei principali social network per sondare il giudizio sui marchi più rivoluzionari degli ultimi 10 anni.

Protagonista assoluta la tecnologia: dal mondo Apple alla rinascita della radio con Tivoli Audio sino al successo del 3D al cinema con Avatar

A distinguersi come il settore con le maggiori innovazioni e rivoluzioni è certamente la tecnologia. Protagonista indiscussa la Apple che, sin dall’avvento sul mercato internazionale il 21 ottobre 2001 del primo iPod, il lettore di musica digitale basato su hard disk e memoria flash, ha mutato l’approccio alla tecnologia. Un successo costruito negli anni con nuove generazioni di iPod e con l’iPhone, lo smart-phone per eccellenza, e con l’ultimo ritrovato della azienda di Cupertino (California), l’iPad.

Innumerevoli le novità tecnologiche dei primi dieci anni del nuovo secolo che, grazie al WiFi, al GPS o al 3D impostosi al cinema con il kolossal di James Cameron Avatar, hanno drasticamente cambiato la vita quotidiana degli italiani. Ma la tecnologia ha riportato in vita anche prodotti apparentemente finiti nel dimenticatoio: è il caso della radio che, per merito del design accattivante e del suono ultrafedele della “Model One” della Tivoli Audio dell’italo-americano Tom De Vesto, ha riscoperto una nuova giovinezza a partire dal 2000, con milioni di imitazioni in tutto il mondo e un trionfo inimmaginabile solo qualche anno addietro.

Il brunch con Nescafè ha cambiato la domenica degli italiani, mentre l’energy drink della Red Bull e il commercio equo-solidale di FairTrade hanno imposto nuovi stili di vita

Anche l’alimentazione e il modo di consumare i cibi ha subito un drastico cambiamento negli ultimi dieci anni. A partire dal brunch, il food-fenomeno che, sbarcato a Milano nei primi anni ’90 grazie all’intuizione di Nescafé, emblema del caffè lungo, ha conquistato l’intera Italia, imponendosi come il nuovo modo di mangiare della domenica e non solo, ed entrando persino nelle case degli italiani. A testimoniarlo anche l’ultimo libro dal titolo “Storie di brunch” del giovane chef Simone Rugiati che racconta il suo viaggio all’interno delle comitive e delle famiglie che, ognuna con il suo stile di vita, fa del brunch un punto di riferimento sulla propria tavola.

È austriaca, invece, l’altra bevanda che ha fatto breccia nel cuore e nel gusto italico: si tratta della Red Bull, l’energy drink che ha sposato il proprio brand al mondo degli sport estremi (windsurfing, basejumping, snowboarding) e delle auto da corsa (in Formula1 ben due scuderie a suo nome) creando un nuovo stile di vita basato sul suo claim “ti mette le ali”.

Ultima rivoluzione gastronomica è quella del commercio equo e solidale che, a piccoli passi, ha trovato spazio anche nella grande distribuzione italiana, facendosi conoscere al grande pubblico. Un nome su tutti: FairTrade.

Le informazioni si cercano su Wikipedia mentre si comunica con gli amici tramite Facebook. Intanto spopolano i reality della Endemol e la Tv diventa HD con Sky.

Rivoluzioni anche nell’informazione e nell’industria dell’intrattenimento. Nata il 15 gennaio 2001, Wikipedia, l’enciclopedia multilingue collaborativa, online e gratuita, è diventata il punto di riferimento per tutti i naviganti che hanno abbandonato negli anni le polverose e mastodontiche enciclopedie, lasciate a far “libreria” sugli scaffali. Con una media di 60 milioni di accessi al giorno, più di 10 milioni di voci, 34 milioni di pagine e con la sua filosofia di “pubblicazione aperta a tutti” si è imposto come uno dei dieci siti più visitati al mondo.

Viaggia sempre sul World Wide Web il fenomeno d’intrattenimento del momento, il social network per antonomasia, ovvero Facebook, capace di attirare l’attenzione di giovani e adulti. Creatura del 19enne studente di Harvard Mark Zuckerberg, dalla metà degli anni 2000 è stato in grado di modificare i rapporti interpersonali e di annullare le distanze in maniera immediata con amici e parenti.

Ma i primi dieci anni del XXI secolo sono anche gli anni del boom di un nuovo format televisivo: i reality. Merito soprattutto della Endemol che con i suoi programmi (il Grande Fratello su tutti che proprio in questa edizione spegne le 10 candeline) rivoluziona i palinsesti delle tv italiani. Un ulteriore scossone alla classica tv generalista lo impone il magnate Rupert Murdoch che, dall’estate del 2003 con la pay-tv Sky, offre pacchetti con centinaia di programmi monotematici e porta in Italia l’HD, l’High Definition delle immagini. Un’innovazione nell’approccio al mezzo di comunicazione di massa più amato dagli italiani che inizia a coinvolgere tutti con l’avvento del “digitale terrestre”.

Nasce il fast-fashion di H&M, i viaggi sono rigorosamente low-cost dall’avvento di Ryanair e si viaggia in simpatiche auto dalle piccole dimensioni, le Smart

A cambiare drasticamente è anche la moda. Ad innovare in questo settore, dettando il percorso a tutte le aziende concorrenti è la Hennes & Mauritz meglio conosciuta come H&M che, nel 2003, apre il primo negozio in Corso Vittorio Emanuele a Milano. Nasce il fast-fashion, amato anche da star come Madonna che nel 2006 firma una sua linea personale, la “M by Madonna”. Oggi l’impero svedese dell’abbigliamento può contare su 2200 punti vendita in 38 paesi, di cui 67 in Italia.

Ma negli anni 2000 prende piede anche un nuovo modo di viaggiare, quello dei voli low-cost che rivoluzionano i cieli con prezzi convenienti e appetibili a tutti. Emblema è la compagnia irlandese Ryanair che, sotto la guida di Michael O’Leary, in meno di dieci anni dal 1999 al 2008, ha subito una crescita esponenziale: dai 5.358.000 a oltre 58 milioni di passeggeri trasportati. Non solo gli aerei ma anche le auto cambiano aspetto: è l’intelligente idea della SMART (acronimo Swatch-Mercedes ART, ma anche parola inglese che significa “scaltro”), una piccola vettura a due posti che ottiene un successo strabiliante soprattutto nei grandi centri come Roma e Milano, ingolfati dal traffico.

Fonte: www.newsfood.com

Wiki, ci sono i soldi: “Per i nostri dieci anni ci regaliamo la libertà”

Wikipedia ce l’ha fatta. A dieci anni esatti dalla nascita la più cliccata e consultata enciclopedia on line è riuscita a raggiungere quota sedici milioni di dollari dalle donazioni dei suoi utenti, l’obiettivo che il fondatore Jimmy Wales si era imposto per non dover cedere alle lusinghe della pubblicità e rimanere- così il numero uno del sito- «libero e al servizio dei cittadini».
Sono oltre cinquecentomila i lettori che hanno donato mediamente ventidue euro a testa e Wales in un messaggio li ha ringraziati uno ad uno, a nome di tutta la fondazione: «Il mondo del business è bellissimo e la pubblicità non è il diavolo. Solo- scrive Wales- sono concetti che non ci appartengono. Siamo come una biblioteca, o un parco pubblico. Un luogo in cui andare per confrontarsi, imparare, aprire la mente».
Con quattrocentomilioni di utenti al mese Wikipedia è il quinto sito più popolare del mondo: mentre i primi quattro sono stati creati e vengono mantenuti grazie a miliardi di dollari di investimenti, a enormi staff aziendali e a continue campagne di marketing, la creatura di Jimmy Wales continua a muoversi in perfetta autonomia.

Fonte: www.lastampa.it

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