SIAE_LogoUna tassa sugli smartphone. È questa la proposta di Siae e Confindustria Cultura al ministro Dario Franceschini, destinato a incontrare lunedì 10 marzo il cantautore Gino Paoli, presidente della Siae.
Dopo le dimissioni del governo Letta, il decreto che aggiorna il «compenso della copia privata di contenuti acquistati legalmente» è rimasto fermo, ma ora è stato chiesto al ministero della Cultura di approvarlo.
Come si legge su Repubblica, il presupposto del pagamento è che chi acquista determinati strumenti tecnologici (dagli smartphone ai tablet e le chiavette Usb) utilizzandoli compirà prima o poi una violazione del diritto d’autore, scaricando illegalmente musica o video.
COMPENSO FORFETTARIO. La cifra pagata al momento dell’acquisto rappresenterebbe dunque un compenso forfettario di tale ‘violazione’ che andrebbe alla Siae, la quale lo distribuirebbe poi alle associazioni competenti.
Confindustria digitale ha però criticato la proposta, spiegando che in questo modo la Siae incasserebbe tra i 175 e i 200 milioni contro i 72 del 2012 e tale aumento colpirebbe pesantemente l’innovazione in Italia.
PETIZIONE DI 500 ARTISTI A FAVORE. Da una parte, le 10 associazioni che riscuotono il compenso per la copia privata hanno lanciato una petizione che raccoglie 500 firme di artisti famosi (tra cui il regista Paolo Sorrentino) per chiedere al Mibac di procedere con urgenza alla firma del decreto.
CONSUMATORI CONTRARI. Dall’altra, l’associazione Altroconsumo ha promosso una contro-petizione di oltre 14 mila firme per tenere conto dei risultati di un’indagine sull’effettiva fruizione dei contenuti digitali da parte dei consumatori ed evitare di pagare «una odiosa doppia tassa».
LA PRECISAZIONE DI SIAE NON È UNA TASSA. Immediate le precisazioni di Gaetano Blandini, direttore generale Siae: «La copia privata non è una tassa», spiega, «ovvero una somma di denaro pagata allo Stato o a un ente pubblico da un privato cittadino, in cambio di un particolare servizio. È un compenso riconosciuto a chi crea opere di ingegno, quindi in cambio di un servizio reso. In questo caso, per la creatività».
«Occorre spostare», continua, «finalmente i termini della questione e chiedere alle persone comuni se sono contrarie a pagare il lavoro di chi crea contenuti che valorizzano gli strumenti tecnologici. E se ritengono eccessivo che quando acquistano uno smarthphone al prezzo di 799 Euro, 5 Euro siano destinati a remunerare chi crea le opere musicali o dell’audiovisivo di cui si può usufruire sul telefonino per sempre».
In una ricerca dell’ottobre 2013 di una società indipendente americana (IHS), spiega il direttore Siae, «è stato evidenziato come il fatturato di smartphone e tablet è cresciuto del 900% in meno di sei anni e che per il 2014 il volume crescerà solo del 20%. Bisognerebbe quindi, più che demonizzare gli autori e tutti coloro che lavorano nel campo della creatività e che danno a loro volta lavoro ad altri, ricordare che le multinazionali tecnologiche che producono dagli smartphone ai computer fabbricano i loro prodotti fuori dall’Italia e non pagano le tasse nel nostro Paese».

FONTE: http://www.lettera43.it/cronaca/la-siae-preme-per-la-tassa-sugli-smartphone_43675123960.htm