
I dati “freddi” sullo sviluppo del marcato dei fitness band, i braccialetti intelligenti che monitorano le prestazioni fisiche dell’utente che li indossa, li ripetiamo ormai da mesi: secondo l’istituto di ricerca Canalys solo quest’anno verranno venduti 17 milioni di pezzi e la cifra è destinata a superare i 23 milioni nel 2015 e i 45 nel 2017. Gli sviluppi “caldi” sull’argomento arrivano dai marchi coinvolti, a partire dagli indizi sul prodotto di Apple, uno dei più attesi. Amazon intanto, a conferma della vitalità del settore, ha dedicato una parte del suo portale esclusivamente alle tecnologie indossabili.
Premiato come progetto più innovativo al Plug and Play, l’automa può monitorare e pattugliare zone della città, interpretando cosa accade per inviare dati a una centrale. Ma l’intervento umano è ancora fondamentale. A GUARDARLO sembra un giocattolo uscito da un film Pixar o una lontana copia di R2D2, il droide di Guerre Stellari, solo più alto e tozzo. Invece il robot K5 è reale e ha un obiettivo piuttosto ambizioso: prevenire le attività criminali pattugliando i quartieri della città e accorgendosi, tramite diversi sensori, se qualcuno sta per infrangere la legge. E sa anche difendersi, però senza sparare. Più vicino a Minority Report che a Robocop. Ma insomma il futuro delle forze dell’ordine passa inevitabilmente da qui.
Inventata dalla Paulig, la tazza Muki è una mug riutilizzabile in grado di convertire il calore del liquido bollente in energia capace di tenere acceso il display sulla sua parete esterna. Bere insieme sarà esperienza come i social media. Sorseggiare un caffè con gli amici mentre sulla tua tazza uno schermo fa scorrere immagini inviate da uno smartphone. La nuova esperienza si chiama Muki e promette di diventare un nuovo luogo virtuale per social media. Inventata dalla Paulig, un’antica azienda finlandese regina nella produzione e commercializzazione di caffè, cacao e spezie, la tazza Muki è una mug riutilizzabile, in grado di convertire il calore del caffè bollente in energia capace di tenere acceso lo schermo sulla sua parete esterna. Sul display sono poi caricabili immagini inviate da uno smartphone (sul tipo di un e-book), mentre la tazza contiene un dispositivo a bassa energia Bluetooth che puo’ collegarlo con altri portatili.
L’allarme da una ricerca del Cohen Children’s medical center di New York. I dispositivi touchscreen hanno sostituito i giocattoli tradizionali, ma i bimbi ‘tecnologici’ che utilizzano app non educative mostrano ritardi nello sviluppo del linguaggio. Le linee guida Usa e Gb sconsigliano approccio prima dei due anni e suggeriscono uso limitato. Tutti quei genitori che si vantano dell’abilità dei propri figli con smartphone e tablet prima ancora che sappiano parlare dovrebbero in realtà preoccuparsi, perché i dispositivi con touchscreen non solo non fanno imparare più in fretta, ma rischiano di fare dei danni. Per imparare a parlare, manipolare oggetti e relazionarsi con gli altri, spiegano gli esperti del Cohen Children’s Medical Center di New York, non c’è davvero niente di meglio delle parole di mamma e papà e dei giocattoli tradizionali.
Nasce dall’Università di Padova la app che mette in sicurezza Android, impedendo che qualcuno spii il nostro smartphone mentre altre applicazioni (soprattutto quelle dei social) dialogano con un server remoto. La ha elaborata il professore Mauro Conti, in collaborazione con uno studente, Sebastiano Gottardo, e con Nicola Dragoni, docente della Technical University of Denmark.
La soluzione, chiamata Mithys (Mind The Hand You Shake), è stata presentata all’European Symposium on Research in Computer Security tenutosi ad Egham nel Regno Unito. Mithys permette da un lato di identificare le applicazioni che hanno questa vulnerabilità e di avvisare l’utente del rischio; dall’altro, qualora l’utente continuasse ad usare l’app in questione, può proteggere da un attacco.
IL GIORNALISTA nativo digitale assume nativi digitali. Un mondo dove i più giovani, cresciuti a pane e social network, meglio se versatili e di talento, trovano lavoro grazie alle news è un mondo possibile. Anzi, esiste già: lo fotografa con precisione il Pew Research Center. La cartolina arriva dagli States ed è il frutto di una lunga osservazione del “panorama” mediatico americano. Uno dei segnali forti è la “migrazione” di grandi firme del giornalismo verso nuove avventure digitali: Glenn “Datagate” Greenwald che lascia il Guardian per First Look Media, o il premio pulitzer Mark Schoofs a capo del team di inchieste di BuzzFeed. Ma oltre alla qualità parla la quantità: BuzzFeed passa dai 6 dipendenti di due anni fa ai 170 di adesso, i grandi portali contano in media 30 new entries ciascuno, con picchi come quello di Vice (è suo lo staff più grande, con 1100 persone) e Huffington (575). Il numero complessivo segnalato dal Pew nello “State of the News Media 2014”, e cioè ben 5mila assunti, non compensa il segno negativo davanti a un decennio decisamente critico per la stampa in generale. Anche la visione di un modello di business sostenibile è tuttora annebbiata. Ma i numeri raccolti dal centro di ricerca americano dicono che i nati dal 2005 in poi – i nati sul web come portali di informazione – stanno crescendo sani e forti, creano modelli innovativi e posti di lavoro.
Dalla sinergia tra il collegio delle Guide alpine del Trentino, l’Accademia della montagna del Trentino e l’azienda La Sportiva è nata «Nivolab», un’applicazione per I-phone e Android per la valutazione e per la prevenzione del rischio valanghe. L’applicazione, che di fatto incrocia 3 sistemi di valutazione per fornire un’indicazione di rischio prima di un’uscita alpinistica, è stata presentata a Bolzano in occasione della manifestazione dedicata agli sport invernali, Prowinter Alpitec. «Nivolab — ha spiegato Martino Peterlongo, presidente del collegio delle Guide alpine — parte dal presupposto che i frequentatori della montagna invernale sono sempre più numerosi e non tutti possiedono l’esperienza per valutare le condizioni della neve, dei pendii, dei fuoripista. Noi questa esperienza la volevamo inizialmente trasmettere ai professionisti della montagna, alle guide alpine, ai maestri di sci, ai colleghi del soccorso alpino, alle forze dell’ordine su cui grava il compito di assicurare per quanto possibile la sicurezza in montagna. Poi però, ci siamo resi conto che Nivolab può avere anche una ricaduta positiva sul pubblico sempre più numeroso degli utilizzatori dei pendii nevosi per il fuoripista o anche solo per un’escursione con le racchette da neve».
Sono già circa 1.300 le app connesse a server vulnerabili sulle 390mila esaminate su Google Play: questo l’ulteriore allarme che lancia sul proprio blog Trend Micro, i cui laboratori hanno setacciato il negozio virtuale di Google per trovare tracce del buco aperto da Heartbleed che ha interessato moltissimi siti Web mondiali (fra questi, come conferma il test condotto su Github, anche Yahoo, Flickr, Rolling Stone e il portale tecnologico Ars Technica).
Ebbene il responso emerso dall’indagine non è particolarmente confortante: le app sono esposte ai rischi generati dal bug che ha colpito il sistema OpenSSL esattamente come i siti Internet, perché anch’esse (così recita la nota diffusa dalla società di sicurezza americana) si connettono ai server e ai servizi Web per completare diverse funzioni.
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SI SCRIVE “Google Play Edicola”, ma soprattutto si legge. E si legge in italiano, con 50 tra giornali e riviste pronte per essere scaricate su tablet e smartphone. E’ la nuova iniziativa italiana dell’azienda di Mountain View per portare migliaia di pubblicazioni direttamente nei dispositivi mobili Android, con un abbonamento gratuito o a pagamento.
