La prima impresa del nuovo incubatore torinese consente di acquistare via Web prodotti che non si trovano nella grande distribuzione federico guerrini

iStarter dà il via alle danze. È del 10 novembre, lo stesso giorno in cui si è svolto il primo Open Day del nuovo incubatore torinese, la firma del primo contratto con una startup che intende crescere con l’aiuto di iStarter . Si chiama Tacatì e può essere descritta come un “supermercato diffuso”: consente a chiunque di acquistare via Web prodotti che non si trovano nel circuito della grande distribuzione, sia alimentari che creazioni di artigiani della zona di Torino ed Asti, città a cui per ora è limitato il raggio di azione di Tacatì. La merce viene poi consegnata a casa del cliente oppure in un punto convenzionato (un bar, una palestra) situato nella zona di residenza. 

“Ci siamo rivolti a iStarter – spiega Giulia Valente, una dei due soci fondatori, assieme a Stefano Cravero – affinché ci aiutasse a fare i primi calcoli finanziari sulla sostenibilità economica del nostro business, per avere più visibilità e fare networking allargando la nostra base di conoscenze grazie all’appoggio di tanti professionisti affermati che sono soci dell’incubatore”. In effetti, fra i 50 soci under 35 che hanno fondato iStarter figurano molti nomi di peso a partire da Francesco Galietti, ex consigliere dell’ex ministro Giulio Tremonti e ora ambasciatore in Italia della californiana Singularity University, passando per Nicola Garelli di Boston Consulting Group e Isabella Stanca di Booz&Co. Accanto a loro, docenti universitari, imprenditori navigati che aiuteranno a tenere dritta la rotta in questo avvio di attività su suolo italiano (c’è anche una flilale a Londra).

Uno spiegamento di forze che potrebbe suscitare qualche timore in realtà territorialmente contigue e che da tempo presidiano ambiti di business simili – leggi ad esempio l’incubatore i3P de Politecnico di Torino. “Per quanto riguarda il rischio di conflittualità con altre realtà – replica però Galietti – è un rischio ineliminabile, ma preferiamo pensare che noi con il nostro network internazionale integriamo le ottime realtà torinesi già esistenti, che tuttavia hanno vincoli geografici (per statuto e per la natura non interamente privata non operano spesso al di fuori dei confini sabaudi)”.

E comunque è possibile pensare anche a forme di collaborazione. “Sul resto d’Italia – prosegue Galietti – sono possibili forme di cooperazione non conflittuali: gli imprenditori possono scegliere di essere incubati fisicamente in una struttura ma aderire al programma di accelerazione di un’altra. Ciò che conta è che idee e team validi possano trovare in tempi il più stretti possibili il proprio mercato, e i capitali necessari a passare dallo stadio di nanismo a quello di maturità”.

Fonte: La Stampa

iStarter accetta candidature sia “libere”, durante l’anno e senza scadenze tassative, che in occasione di specifiche “call for ideas”.

La prima call è stata lanciata poche settimane fa: delle 80 proposte pervenute ne verranno prese in considerazione 5. L’onore e l’onere di essere i primi a partire, è toccato a Tacatì.