La stavo aspettando da qualche tempo. E’ arrivata. Cosa?
La pubblicazione ufficiale dei risultati della ricerca internazionale “The world unplugged experiment”dell’International Center for Media & the Public Affairs (ICMPA) in partnership con la Salzburg Academy on Media & Global Change.
1000 “nativi digitali” (under 25); 10 nazioni del mondo coinvolte (America, Cina,Messico, Slovacchia, Uganda, Cile, Libano, Gran Bretagna, Argentina, Hong Kong) una sfida degna di una puntata di “Ai confini della realtà”: 24 ore disconnessi da ogni da mezzo di comunicazione.

Dopo queste 24 ore senza telefonino e Internet ai partecipanti è stato chiesto di esprimere il loro stato d’animo e le considerazioni in merito
I nativi digitali di tutto il mondo hanno dichiarato di aver trascorso le 24 ore in preda ad ansia, depressione, isolamento, desolazione, irritazione, paranoia, angoscia e in crisi di identità.

Entrando nello specifico ecco i risultati più sorprendenti e comuni in tutti i paesi:
– Tutti i partecipanti sono diventati consciamente consapevoli di “dipendere” dai media e di avere avuto conseguenze rilevanti, per lo più negativamente, sul proprio stato d’animo durante le 24 ore dell’esperimento.
– Gli studenti hanno definito il cellulare un’estensione del proprio corpo e della propria personalità senza il quale la vita è inimmaginabile ed hanno dichiarato che tecnologia, Internet e social media sono essenziali per costruire e gestire le amicizie e la vita sociale.
– I giovani sviluppano un pericoloso e fuorviante metodo di rappresentare il sè, diverso a seconda dei social network usati, con conseguenze anche significative sullo sviluppo della personalità.
– I sentimenti comuni a tutti i partecipanti all’esperimento dopo qualche ora dall’inizio della prova erano per lo più noia e vuoto esistenziale, molti hanno volontariamente interrotto l’esperimento.
– Il telefonino rappresenta una fonte insostituibile di sicurezza.
– La sovraesposizione mediatica massiccia provoca nei giovani il rigetto dalle news tradizionali: le notizie le trovano attraverso i loro telefoni cellulari o su Internet, attraverso messaggi di testo, Facebook, Twitter, chat, IM di Skype, QQ, email, ecc., non da fonti autorevoli, ma per lo più dalla rete di amici.

Questo esperimento ha, per l’ennesima volta, dimostrato, se ce ne fosse ancora stato bisogno, che la pervasività dei vecchi e nuovi media ha un impatto decisivo sulla percezione del sè, le relazioni sociali, la relazione con la realtà quotidiana, la coscienza critica e lo sviluppo della personalità degli individui ed è vitale insegnare, sopratutto ai nativi digitali, ad avere un corretto rapporto con i media e con il ruolo che essi hanno nella loro vita.

E’ altresì imprescindibile focalizzare l’azione formativa per far comprendere ai nativi digitali come distinguere tra realtà e finzione, quali sono le fonti attendibili e non attendibili e come navigare consapevolmente senza diventare tossicamente travolti e distratti.

A questo punto il riconoscimento politico e istituzionale della questione della REPONSABILITA’ SOCIALE DELLE IMPRESE PERSUASIVE è una questione cruciale; quanto tempo ancora servirà per prendere seriamente in considerazione il problema, perché di questo si tratta, del rapporto tra nativi digitali e la loro evoluzione nell’esperienza umana?

E’ davvero urgente, molto urgente, che famiglie, istituzioni, consumatori, centrali educative e comunità scientifica prendano velocemente coscienza dell’impatto di questo problema decisamente sottoconsiderato, prima che sia tardi per porvi rimedio e che vengano elaborate strategie ottimali per educare responsabilmente le giovani generazioni a convivere convenientemente con le tecnologie persuasive.

Fonte: http://www.corriereinformazione.it