AMSTERDAM – È l’erede della console più venduta della storia, quel Ds acquistato dal 2004 in oltre 146 milioni di pezzi. Soprattutto è il primo dispositivo tascabile ad arrivare nei nostri negozi con schermo 3D  “glassless”, che non richiede l’uso di occhialini. Il 3ds della Nintendo in parole povere, esce il 25 marzo a 259 euro (prezzo stellare) segna l’inizio di una fase nuova per il mondo dei videogame e forse anche per quello dell’elettronica di consumo tout court. “Quando cominciamo a lavorare su una console, cerchiamo sempre di immaginare un dispositivo unico”, aveva rivelato a Repubblica da Shigeru Miyamoto, il “padre” di Super Mario, poco tempo fa. “Deve essere differente da tutto il resto. In una parola: deve essere Nintendo”. Mossa necessaria in realtà quella della multinazionale di Kyoto, considerando la stasi nelle vendite del Ds e la pirateria che impazza. E poi ci sono  i vari Apple e Google phone, il successo dell’iPad e l’arrivo dei tablet, che cominciano  a farla da padrone nel settore dei videogame tascabili. Merito di un modello di business, quello degli app store, che sta funzionando a gonfie vele con oltre mezzo miliardo di software complessivi a disposizione degli utenti, buona parte dei quali sono giochi proposti gratuitamente o a prezzi irrisori. “L’essere Nintendo” insomma, oggi significa tentare di mantenere la supremazia puntando su una differenza tecnologica avvertibile da chiunque rispetto a quel che offre il mercato.

Il 3ds esteriormente è molto simile al suo predecessore, con alcune piccole differenze. Oltre al display 3D, l’altro come in precedenza è tattile, c’è la doppia telecamera per scattare foto tridimensionali, un pad e un potenziometro laterale che regola l’effetto 3D nei giochi e nelle immagini. Consente in pratica di stabilire il grado di profondità e anche di annullare del tutto il 3D se lo si desidera. La cosa più importante però è un’altra: il 3ds funziona a meraviglia perché senza occhiali da inforcare le tre dimensioni sono tutt’altra storia. O, per usare una frase di Satoru Iwata, giovane presidente della Nintendo che assieme a Miyamoto ha risollevato le sorti della compagnia, “è la prima esperienza immediata del 3D”..

Un’altra novità è l’arrivo non solo e non tanto di una buona quantità di giochi, 25 in tutto (da Pro Evolution Soccer 2011 fino ai nuovi capitoli di Resident Evil e Metal Gear Solid), ma anche di una serie di servizi interessanti. Spot pass ad esempio è un sistema di connessione automatica con alcuni operatori di spot wi-fi (Guglielmo in Italia), che permette di ricevere contenuti in automatico. Dagli aggiornamenti ai filmati di EuroSport o Sky, tutti in 3D. Perfino cortometraggi, come la versione tridimensionale di Shaun the Sheep della Aardman Animations, la stessa di Wallace and Gromit. Difficile però capire quantità e qualità di questi contenuti. Street Pass invece è per lo scambio immediato di dati fra 3ds. In pratica, passando vicino a una persona che ha un’altra console, si riceverà sulla propria il nome, il Paese di provenienza e i titoli giocati da quest’ultima. E ovviamente è possibile giocare assieme. Infine l’E-shop, il negozio virtuale dove acquistare software e titoli vari, compresi quelli del passato.

Fin’ora, oltre ai record del Ds, la Nintendo ha incassato quelli straordinari della sua ultima macchina da casa, la Wii, oggi sopra quota di 130 milioni di unità vendute. Iwata-san ha di fatto allargato a dismisura il pubblico di coloro che giocano con i videogame conquistando moltissime persone che mai prima avevano toccato un joypad. Ma quella che è da sempre la forza di questa compagnia, concentrasi quasi unicamente sul settore dei giochi elettronici, potrebbe diventare una debolezza in prospettiva. Il 3ds, per quel che abbiamo visto, resta sostanzialmente una console con qualche contenuto nuovo di altro genere. Di sicuro farà scuola e verrà imitata, ma chissà cosa succederà quando sul mercato usciranno i primi smartphone con schermi 3D glassless, magari dotati di processore multi core e pensati per vivere in simbiosi con le ricchezze del Web, app store e social network in testa.

Fonte: www.repubblica.it