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Categoria: Notizie Pagina 11 di 28

ITALIA 150: RAI, LE INIZIATIVE WEB

Aumentano le iniziative web della Rai in occasione dei 150 anni dell’unita’ d’Italia. Il video portale www.150.rai.it e’ gia’ on line. Contiene una web tv che trasmette in streaming oltre 200 filmati sulla Storia d’Italia dal 1861 ad oggi con particolare attenzione agli anni del Risorgimento; decine di Biografie testuali sui principali protagonisti della storia d’Italia; dossier tematici; una ricerca facilitata per parole chiave ; l’elenco dei piu’ importanti eventi relativi alle celebrazioni dei 150 Anni e la programmazione televisiva dettagliata.
Sul portale l’interazione tra Tv e Web viene realizzata anche grazie a format ideati appositamente . Tra questi una Time map del Risorgimento che offre la possibilita’ di navigare nella storia d’ItaIia dal 1815 al 1871 anno per anno . Via via che scorre il tempo cambiano i confini del paese che si va formando. e si succedono gli eventi che portano all’Unita’. La Time map contiene circa 80 schede, ognuna delle quali e’ composta da un video e da un testo di approfondimento, che raccontano gli eventi che portano all’Unita’.
Giochi e quiz sono presenti sul portale e sono rivolti ad utenti di tutte le fasce d’eta’. Il primo gioco realizzato e’ dedicato a Garibaldi. Si tratta di un quiz multimediale con domande sulla spedizione dei Mille. Rispondendo esattamente alle domande proposte si accompagna Garibaldi nel suo viaggio tra animazioni multimediali e video tratti dagli archivi Rai Sono infine state realizzate applicazioni dedicate per tutte le piattaforme mobili. La prima APP verra’ pubblicata per iPhone e iPad. Dall’applicazione sara’ possibile accedere ad un menu’ con: una selezione dei video presenti sul video portale; le biografie dei personaggi che hanno fatto la storia d’Italia; la cronologia del Risorgimento.

Fonte: www.agi.it

Colpo grosso di Aol su Huffington Post

Continua a essere l’informazione il piatto succulento del mondo del web. Quello capace di creare profitti e di muovere per questo capitali diretti all’acquisizione di siti specializzati in news. A dimostrarlo è l’ultimo colpo di ieri negli Stati Uniti dove il colosso del web, America on line, ha messo sul piatto 315 milioni di dollari (300 in contanti e il resto in azioni) per acquisire uno dei siti più popolari d’America nel mondo dei new media: l’Huffington Post. Un sito fondato nel 2005 da Anna Huffington, signora ultra-liberal, e che è diventato uno dei new media più popolari e autorevoli degli States, forte di circa 25 milioni di visitatori unici al mese. Il boom è arrivato durante l’ultima campagna elettorale per la Casa Bianca. In quei mesi HuffPost ha superato il conservatore Drudge-Report, affermandosi come un punto di riferimento di tutta la stampa americana. Con questa operazione Aol darà vita ad un gruppo media che avrà complessivamente 117 milioni di visitatori al mese negli Usa e 270 milioni a livello globale. Sarà proprio Arianna Huffington a guidare, come presidente e direttore, il nuovo The Huffington Post Media Group, che integrerà i contenuti del suo sito con la rete di Aol, puntando in particolare su iniziative video, approfondimenti locali, una diffusione internazionale e l’integrazione con ogni piattaforma immaginabile: web, cellulari e tablet. La transazione dovrebbe concludersi, secondo quanto comunicato da Aol, fra la fine del primo e l’inizio del secondo trimestre 2011. Il sito icona dei liberal Usa vedrà allargare a dismisura i suoi contatti. L’espansione sarà tangibile in cinque aree: l’informazione locale nella sterminata periferia americana, dove Aol da anni è presente; il lancio di sezioni di Huffington Post al livello internazionale e già si parla della creazione di HuffPost Brasile; maggiore attenzione a servizi di utilità quotidiana, molti più video e la creazione di tantissime nuove sezioni da offrire ai lettori, come rubriche su auto, musica, giochi e turismo.

Fonte: www.iltempo.it

HI-TECH ITALIANO, POCO COMPETITIVO: SOLO 1,8% GUARDA AL MERCATO UE

L’Hi-tech italiano non è in grado di trainare l’economia: il settore, seppur giovane e innovativo, è ancora troppo piccolo e non è in grado di guardare al di là di un mercato locale. Il settore è la punta avanzata di un’economia dei servizi che vale il 71% del valore aggiunto nazionale, il 55% delle imprese attive e il 66% dell’occupazione. Il 65,6% delle imprese del comparto ha infatti solo 1 o 2 addetti (solo l’8,5% supera la soglia dei 10), il 59% è nata dopo il 1986, mentre i dipendenti/lavoratori con almeno una laurea non superano il 35,2% (percentuale che sale al 40% nelle aziende sopra i 10 addetti).
A rivelarlo è un’indagine realizzata dalla Fondazione Nord Est e promossa da Intesa Sanpaolo dal titolo Servizi high-tech, l’importanza della dimensione, che ha analizzato il profilo di quasi 900 imprese del terziario avanzato, raggruppate in 4 macrosettori: software, ricerca e sviluppo, installazione e riparazione hardware ed elaborazione dati. La prima impressione è di trovarsi davanti ad un settore a due facce: le imprese sotto ai 10 dipendenti e quelle sopra. La dimensionalità è dunque la prima chiave per interpretare i piccoli numeri del nostro terziario avanzato (vale il 5% delle imprese del comparto) e, a cascata, la scarsa competitività di tutto il segmento. Per il 60,9% delle aziende censite, il mercato più importante rimane non a caso circoscritto alla provincia in cui opera; per il 19,5% si allarga alla regione, per il 17,5% al mercato nazionale (38,2% per le imprese over 10) e solo per l’1,8% all’Ue (10,5% per le aziende più grandi).
A dimensioni diverse corrispondono anche capacità di attivare network. Solamente il 3,7% di queste aziende è o è stata ospitata in un parco scientifico tecnologico o in un incubatore. Ma tra quelle over 10 la percentuale sale al 12,2%. Solo una su 5 (20,1%) ha attivato collaborazioni con le Università, quota che tocca il 49,3% tra le aziende più strutturate. Lo stesso vale per la capacità di partecipare a progetti Ue: l’8,4% è riuscito a ritagliarsi ruoli di primo contraente, partner o beneficiario, indice che sale al 27,6 sopra i 10 dipendenti. Ancora piccoli numeri, certo.
Il terziario italiano è troppo minuto, frammentato, dunque non è competitivo sul piano internazionale, spiega Daniele Marini, docente all’università di Padova e direttore scientifico della Fondazione Nord Est. Peraltro un buon terziario è fondamentale per lo sviluppo industriale. Esiste un forte legame tra le imprese dei servizi high-tech e il mondo produttivo, da cui mediamente proviene il 75% del fatturato, con punte dell’81% nel Nord Ovest. Invece il terziario italiano si è rivelato finora un’infrastruttura troppo fragile per coltivare progetti di sviluppo. I servizi producono meno ricchezza di quel che potrebbero e il Pil non tornerà a crescere forte finchè la loro redditività non sarà più robusta.

Questa è la seconda schizofrenia che emerge dalla ricerca. Se l’industria ha ricominciato a produrre ed esportare, sia pure a singhiozzo (va meglio chi ha internazionalizzato prodotti e processi, si è patrimonializzato e ha fatto innovazione), l’altra gamba del sistema economico, cioè il terziario, è fermo. Nell’ultimo scorcio del 2010, il valore aggiunto dell’industria è cresciuto del 4,3%, quello dei servizi appena dello 0,7%, sostenuto dai segmenti bassi come il turismo, i trasporti e le comunicazioni. E ancora. Secondo il Censis negli ultimi 5 anni gli occupati nelle professioni terziarie non qualificate sono cresciuti del 16,4% mentre i posti ad alta specializzazione appena del 3,8%. Morale: il terziario all’italiana è purtroppo ridotto a settore rifugio in forte deficit di produttività.

Fonte: www.clandestinoweb.com

IPcalypse: oggi la fine degli indirizzi Internet

Con questo countdown non voglio mettervi ansia, nemmeno fretta. Ma aggiornarvi sulla situazione degli indirizzi IP mondiali. Che stanno per finire, evidentemente! La notizia era nota (a dirlo proprio Vincent Cerf, uno dei padri della rete e dell’attuale tecnologia IPV4), non sto scoprendo nulla. Ma con alta probabilità finiranno proprio oggi pomeriggio.

I calcoli iniziali avevano previsto l’assegnazione degli ultimi blocchi nel 2010, ma grazie ad alcuni interventi come il “riciclo” di vecchi indirizzi e l’introduzione di nuove tecnologie come il Dhcp, Nat, ecc. si è riusciti ad arrivare fino a febbraio di quest’anno.

Oggi pomeriggio, tra qualche ora, ci sarà l’Arpageddon, ovvero la fine della connettività web che abbiamo sempre conosciuto. In pratica, da oggi pomeriggio non ci saranno più indirizzi IP disponibili per chi vorrà connettersi alla rete mondiale. L’indirizzo IP è il numero identificativo che viene assegnato ad ogni dispositivo che vuole navigare su internet. Data la sempre più crescente richiesta di banda da parte delle sempre più diffuse tecnologie di connessione (PC, smartphone, palmari), questi indirizzi stanno per esaurirsi.

IPV4 e IPV6, cosa cambia?

Il problema sta nella compatibilità dei due protocolli. Il passaggio di testimone è un’impresa tutt’altro che semplice. Cambiare la tecnologia di base sulla quale operano milioni e milioni di reti e computer, infatti, avrebbe portato al caos più totale; per ovviare a ciò, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’ente internazionale che si occupa della gestione di Internet) ha introdotto diverse tecnologie dedicate alla convivenza tra l’IPV4 e l’IPV6, per un passaggio graduale al nuovo sistema (SIT, Simple Internet Transition).

La situazione in Italia

Chi sta veramente utilizzando l’IPv6 in Italia? Il RIPE (Regional Internet Registry europeo) ha usato il metodo delle stelle, lo stesso utilizzato per indicare gli alberghi migliori o i ristoranti più raffinati. La classificazione mette in evidenza i LIR, i Local Internet Registry, ovvero operatori di telecomunicazioni, internet service provider, content provider, reti della ricerca, grosse enterprise, internet exchange che non solo mettono a disposizione dei loro utenti indirizzi IPv6, ma che li usano e li propagano correttamente nella rete.

La prima stella è semplice: è assicurata se si è ottenuto un pool di indirizzi IPv6 da RIPE. La seconda stella si guadagna se gli indirizzi sono noti a tutte le altre reti che compongono internet, diventando parte della cosiddetta full routing table, la tabella globale di tutti gli indirizzi dell’internet mondiale che serve ai router per capire dove mandare i pacchetti dei dati per arrivare a destinazione.

In Italia i LIR a 4 stelle sono 27 su un totale di 446. Ma attenzione, il 77% del totale non ha nemmeno una stella, ovvero non ha ancora richiesto indirizzi IPv6!! I nomi dei 27 sono pubblicati sul sito di RIPE e in questa lista mancano tutti i grossi operatori sia fissi che mobili. Si può infatti fare il confronto con l’elenco di tutti i LIR che operano in Italia. Un atteggiamento di attesa non giustificato che potrebbe lasciare l’Italia al palo.

Perché il resto del mondo non resta a guardare. Ed è possibile che noi dobbiamo essere sempre follower??

Fonte: ninjamarketing.it

Ecco “The Daily” il primo quotidiano solo per l’iPad

Fotografie che ruotano a 360 gradi, articoli sui fatti di attualità illustrati da filmati narrati da redattori, animazioni sui gossip del giorno e aggiornamenti in tempo reale sulla galassia delle application: questo è «The Daily», 100 pagine interattive quotidiane frutto della cooperazione fra News Corporation di Rupert Murdoch e Apple di Steve Jobs.

A presentarlo sul palco allestito dentro il Museo Guggenheim è proprio Murdoch: «I tempi nuovi richiedono un nuovo giornalismo, per questo abbiamo creato “The Daily” letteralmente dal nulla sull’oggetto più innovativo del momento, l’iPad». Ogni dettaglio di «The Daily» è rivoluzionario: potrà essere letto interamente solo possedendo una tavoletta iPad e le sei sezioni in cui è diviso – attualità, sport, gossip e celebrità, opinioni, arti, application e giochi – ruotano attorno ad un «carosel» (indice) che consente di accedere a articoli scritti, servizi fotografici, video in alta definizione e animazioni sovrapposti gli uni agli altri. Il primo numero ha in copertina la crisi egiziana con il titolo «Falling Pharaoh» (Il Faraone che cade) e si presenta come un magazine hi-tech, con tanto di parole crociate finale. Il risultato è un mezzo di informazione che integra carta stampata, tv, cinema e cartoni animati così come oggi li conosciamo. Per questo Murdoch dice di mirare al «pubblico di giovani che non legge i giornali e non guarda la tv ma vuole essere informato sempre, ovunque si trovi». Alle nuove generazioni si rivolge anche Greg Clayman, editore di «The Daily», parlando di «un giornale integrato con le comunità dei social network» perché sarà possibile postare ogni articolo, immagine o video online, sebbene attraverso Internet non sarà possibile avere accesso alla versione integrale delle 100 pagine. A guidare la redazione è il giovane direttore Jesse Angelo che promette «una pubblicazione al giorno ma aggiornamenti continui con le breaking news» e un prodotto che «fa pensare ed anche sorridere» con una linea editoriale che «premia le nuove voci» e «muta in relazione ai fatti trattati» tenendo pochi punti fermi: «Siamo patrioti, amiamo l’America e la libertà di idee». La struttura di «The Daily» offre anche nuove opzioni agli inserzionisti pubblicitari perché potranno acquistare di tutto: da spazi scritti a foto o video, combinandoli fra loro. Sul fronte dei conti Murdoch è ottimista perché il progetto ha richiesto uno stanziamento di 30 milioni di dollari e prevede uscite settimanali per mezzo milione di dollari. «Sono costi bassi», spiega Murdoch, forte di un patrimonio editoriale da 36 miliardi di dollari. È la rinuncia alla carta – maggiore uscita per ogni editore tradizionale – che consente di offrire l’abbonamento settimanale a 99 centesimi di dollari e quello annuale a 39,99 dollari una volta terminate le due settimane di accessi gratis. «Crediamo che “The Daily” dimostri come i fatti di cronaca vengono narrati e consumati nell’età digitale», conclude Murdoch, al cui fianco non c’è Steve Jobs a causa dei gravi problemi di salute che lo affliggono. Ma è una frase del fondatore di Apple a riassumere l’evento: «Con “The Daily” la News Corporation ridefinisce l’editoria e gli users di iPad la abbracceranno». Trattandosi di 15 milioni di Ipad già venduti con oltre 9000 application di media già accessibili attraverso l’Applestore, la scommessa è di aver portato l’editoria all’avanguardia dell’innovazione nel XXI secolo.

Fonte: www.lastampa.it

Arriva in Italia Facebook Deals, sconti a portata di smartphone

Dopo il lancio negli Stati Uniti, a novembre 2010, Deals viene lanciato oggi nel Regno Unito, in Francia, Germania, Italia e Spagna.
Deals
permetterà tramite smartphone, di usufruire di sconti e promozioni o ottenere premi offerti da marchi, grazie a un semplice check-in.
Il tutto sarà ovviamente condivisibile su Facebook.

La funzionalità è sostanzialmente un’estensione di Facebook Luoghi, già disponibile da tempo e per il momento le aziende che vi hanno aderito sono cinque: AC Milan, Benetton, Poste Italiane, Tim e Vodafone. 

Come funziona? Facile. Basta accedere a Facebook dalla pagina mobile o attraverso le applicazioni dedicate disponibili per Android ed iOS (a breve anche su BlackBerry). Dopodichè utilizzare la funzione “Luoghi” e cercare un elenco di luoghi nelle vicinanze.
Se accanto a qualcuno di essi è presenti un’icona gialla, significa che sono presenti delle offerte, a cui scegliere di aderire o meno.
Le offerte possono essere di diversi tipi: alcune sono individuali, altre anche per gli amici e, per finire quelle fedeltà.
Le individuali propongono sconti singoli e unici. Le offerte amici possono invece essere sfruttare registrandosi insieme ai propri amici e infine le offerte fedeltà permettono ai clienti affezionati di ottenere una ricompensa. Infine, con le offerte di beneficenza, le aziende partecipanti faranno una donazione a un ente da loro scelto ogni volta che un utente si registrerà alla promozione.

Fonte: www.bitcity.it

Android batte Symbian E’ il più usato su smartphone

Fine di un primato decennale. Al terzo posto c’è Apple

NEW YORK
Il software Android di Google è diventato il sistema operativo per smartphone più utilizzato al mondo sorpassando per la prima volta il Symbian prodotto da Nokia, che manteneva il primato da almeno dieci anni.
Secondo una ricerca di mercato pubblicata da Canalys, nell’ultimo trimestre del 2010 sono stati venduti 32,9 milioni di cellulari dotati del sistema Android, contro i 31 milioni di cellulari equipaggiati con Symbian. Rispetto quarto trimestre del 2009, le vendite di smartphone Android sono cresciute di almeno sette volte.
Grazie ad Android, Lg, Samsung, Acer e Htc hanno registrato rispettivamente crescite del 4.127%, 1.474%, 709% e del 371% anno su anno e attualmente Htc e Samsung detengono, insieme, quasi il 45% delle vendite di cellulari Android.
Al terzo posto si piazza Apple, con circa 16,2 milioni di iPhone venditi tra ottobre e dicembre 2010, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Ma le quote di mercato di Apple, proprio a causa della fortissima diffusione del software di Google, sono scese del 16 per cento.
L’unica società ad aver subito un calo delle vendite è Microsoft, le cui quote nel mercato dei cellulari sono crollate del 20,3 per cento. Una flessione che gli analisti attribuiscono in parte al fatto che le vendite del Windows Phone sono cominciate alla fine del trimestre.
Le vendite totali di smartphone sono aumentate dell’89% rispetto all’anno scorso, a quota 101,2 milioni. Secondo gli analisti, presto i cellulari supereranno i computer come strumento più utilizzato per collegarsi ad Internet.

Fonte: www.lastampa.it

La Web tv stenta in Italia, servono licenze per contenuti

Primo rapporto di Iptv: 700 mila clienti, ma manca l’offerta di qualità

In Italia ci sono 700 mila clienti che vedono la tv su Internet. Lo certifica il primo rapporto di Iptv, l’associazione che raggruppa le società di telefonia Fastweb, Telecom Italia e Wind. La televisione su Internet protocol che sta evolvendo da Iptv a Smart tv (tv dotate di connessione a Internet), stenta a diffondersi in Italia e si continua a registrare una forte difficoltà degli operatori ad accedere a contenuti televisivi pregiati sui quali investono 30 milioni l’anno.

Le cause sono da ricercarsi in un quadro normativo che, disegnato per i media tradizionali, spesso rappresenta un ostacolo allo sviluppo del mercato, e in un’eccessiva rigidità dell’offerta di diritti che non consente l’arricchimento dell’offerta legale di contenuti distribuiti su Ip.

«Noi – ha commentato la presidente di Iptv, Irene Pivetti – crediamo che ampliare la scelta di contenuti a disposizione dei consumatori sia un importante obiettivo, che può dare un rilevante contributo alla crescita digitale del Paese. L’Italia è ricca di contenuti innovativi che, grazie allo sviluppo dell’offerta audiovisiva su piattaforma Ip, possono più facilmente raggiungere i consumatori finali, anche indipendentemente dalla programmazione in palinsesti rigidi. Si tratta quindi di consentire e facilitare lo sviluppo di nuovi media, rafforzando l’industria nazionale attraverso lo sviluppo di offerte legali distribuite sulle reti Ip».

Tra le soluzioni per garantire un’effettiva disponibilità dei diritti, l’associazione chiede di definire licenze collettive estese per la ritrasmissione dei canali lineari e di evitare che lo sviluppo sia frenato dall’assenza di offerta di diritti.

Riguardo alla diffusione dei servizi audiovisivi su Ip sviluppati da Fastweb, Telecom Italia e Wind a partire dal 2003, il rapporto ipotizza che, grazie alle offerte di Smart tv, il numero di clienti attuale possa crescere significativamente. L’associazione stima infatti che a fine 2010 già il 5% delle famiglie italiane sia attrezzato con televisori, blu-ray e game console connettibili alla Rete, che consentono di ricevere servizi e contenuti trasmessi attraverso piattaforme Ip.

Fonte: www.lastampa.it

L’apocalisse di Internet: gli IP finiranno il 2 Febbraio

L’infrastruttura di Internet è in pericolo ed a giorni potrebbe accadere una vera e propria apocalisse.

A dare l’allarme nuovamente Vinton Cerf, uno dei padri del World Wide Web che si era espresso già nei mesi scorsi con dichiarazioni pesanti riguardo gli IPv4.

Gli indirizzi IP infatti starebbero per finire, ne restano meno di 30 milioni gli indirizzi disponibili e se si continuerà con questo ritmo la data precisa dell’apocalisse di Internet sarà le 4 del mattino del 2 febbraio di quest’anno.

La fine di Internet dovrebbe arrivare proprio per lo standard IPv4 ideato dallo stesso Cerf nel 1979: i numeri IP identificano un computer in Rete e utilizza 32 bit consentendo quindi 4,3 miliardi di combinazione possibili di numeri.

IPv4 ora appare largamento superato; per questo motivo già da giugno i giganti del Web dovrebbero convertirsi all’IPv6. IPv6 fornisce una chiave a 128bit e garantisce oltre un miliardo di quadriliardi di combinazioni. Provider ed operatori devono quindi adeguarsi al nuovo standard.

Nel mentre non ci sarà l’apocalisse o Ipcalypse, Internet continuerà a funzionare ma si estenderà più lentamente con macchine che condivideranno lo stesso IP: i due standard sono tra di loro incompatibili quindi bisognerà collegarsi a siti in IPv6 da una rete ad IPv6.

Secondo alcuni esperti però queste sono esagerazioni ed il passaggio a IPv6 sarà più soft e graduale.

Akamai ha pubblicato un nuovo rapporto sullo stato di Internet afferma che labanda larga globale è cresciuta da 1,8 Mbps a 2 Mbps. La Corea del Sud ha le connessioni broadband più veloci con 14 Mbps seguiti da Hong Kong, Giappone, Romania, Paesi Bassi, Lettonia, Repubblica Ceca e Svizzera.

Fonte: web20.excite.it

Google Sketchup: Mappe Sempre più Interattive e Reali

Google Maps ed Earth, servizi figli del gigante della search di Mountain View, dominatori del panorama della cartografia stradale e satellitare sul web; servizi che si integrano perfettamente con tutte le altre tecnologie dell’azienda produttrice: così le mappe risultano interattive, mostrando informazioni sulle singole strutture ricettive, fotografie dei luoghi scattate dagli utenti e indicazioni stradali; e ancora: rilievi topografici, situazione del traffico, webcam, video e informazioni turistiche.

Una vera e propria proposta a 360°, soprattutto in seguito ad alcuni importanti aggiornamenti che fanno muovere il tutto in una direzione decisamente più reale, con potenzialità veramente sorprendenti: con la navigazione fotografica tramite Street View è oggi possibile vedere direttamente le strade che si dovranno percorrere o i luoghi in cui si dovrà fare tappa, in modo da avere anticipazioni perfette sul viaggio.

Tuttavia Google non si ferma qui: Maps e Earth devono essere sempre più vicini alla realtà, gli utenti devono potersi calare in qualsiasi luogo della terra, assaporarlo con gli occhi, provare emozioni anche prima di vederlo dal vivo.

Immaginate di poter analizzare anche nei dettagli i più grandi edifici del mondo, le opere e gli elementi del paesaggio; immaginate di trovarvi virtualmente a Sidney e di non dovervi fermare a una foto sgranata, ma di poter analizzare più a fondo anche i particolari, di poter guardare ciò che Street View non mostra: oggi, grazie a Sketchup è possibile.

Sketchup è uno strumento professionale di modellazione 3D (in generale per architettonica e urbanistica) offerto da Google, acquisito da alcuni anni. Tramite Sketchup è possibile dar forma ad edifici e, statue, macchine e oggetti partendo da modelli fotografici, oppure disegnare liberamente per riorganizzare una stanza o creare elementi tridimensionali realistici ed esportabili in vari formati.

Sebbene la versione a pagamento nasca come software orientato ai professionisti della progettazione, viene proposta anche un’alternativa gratuita, con alcune funzionalità in meno, anche se non particolarmente limitanti.

Una delle principali caratteristiche di Sketchup, che lo differenzia da tutti i suoi concorrenti, è la perfetta integrabilità in Maps e Earth, che permette di ottenere effetti assolutamente sorprendenti.

Chiunque può elaborare una struttura, che sia un famoso palazzo o un’ anonima casa, per poi esportarla e vederla posizionata direttamente sulla mappa. Numerosi tutorial e guide gratuite affiancano chiunque voglia apprendere l’uso di questo software, incentivando così lo sviluppo della tecnologia e la diffusione di una cultura di tipo collaborativo per il perfezionamento di uno strumento ormai importantissimo in ambito turistico.

Da Sketchup sono nate varie iniziative, sia a carattere commerciale che solidale: si va quindi dalla promozione di hotel e strutture in modo decisamente all’avanguardia, tramite video e modelli, fino ad arrivare a progetti sociali come quello della ricostruzione virtuale della città di L’Aquila, devastata dal tragico terremoto del 2009, passando per la virtualizzazione di tutti gli stadi dei mondiali di calcio 2010.

Fonte: www.ilgiornale.it

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